Mountain Wilderness in Etiopia, un grande successo

Domenica 24 marzo, di fronte ad una folla di circa 300 persone, autorità religiose e politiche, fedeli, curiosi e tv locali, si è svolta la cerimonia di apertura e riconsacrazione della Chiesa rupestre di Maryam Dengelat dopo quasi mezzo millennio di forzato abbandono.

“ Siete stati grandi e fate ormai parte della leggenda di Maryam Dengelat insieme agli angeli e ai profeti” Questa frase è stata scritta dal dr. Luigi Cantamessa, uno dei più influenti componenti della comunità italiana in Etiopia. I destinatari sono Giorgio Mallucci e Elisabetta Galli, istruttori di alpinismo ( INA) dell’associazione Mountain Wilderness, da anni impegnati in attività alpinistico/ umanitarie nei massicci rocciosi del Tigrai etiopico. La frase, dal tono epico, non ha tuttavia nessuna sfumatura retorica e riflette fedelmente il valore anche simbolico del successo ottenuto dai due alpinisti qualche giorno fa a conclusione di un’impresa che – crediamo – faccia onore all’intera Italia. Di cosa si tratta?

Domenica 24 marzo, di fronte ad una folla di circa 300 persone, autorità religiose e politiche, fedeli, curiosi e tv locali, si è svolta la cerimonia di apertura e riconsacrazione della Chiesa rupestre di Maryam Dengelat dopo quasi mezzo millennio di forzato abbandono. La chiesa, come varie altre della regione, era stata scavata nella rientranza di una spettacolare parete rocciosa a picco sulla valle sottostante, come un vero nido d’aquila. Il percorso per raggiungerla, già originariamente non facile, venne spazzato via da un drammatico crollo di una parte della montagna agli inizi del 1600. Secondo la leggenda locale fu la stessa Madonna a provocare la frana per evitare il rischio che la chiesa venisse profanata dall’avanzata di truppe musulmane, provenienti dall’Eritrea. Sia quel che sia, da allora nessuno era più riuscito a inerpicarsi fino all’ingresso.

In questi ultimi cinque anni gli istruttori di alpinismo e di trekking di Mountain Wilderness Italia si sono fatti apprezzare dagli abitanti dell’Etiopia settentrionale e dai loro governanti per l’impegno, la serietà e l’abnegazione con cui hanno operato per istruire una cinquantina di giovani locali nelle tecniche di base della progressione su roccia o su terreni pericolosi, formando un gruppo di guide di media montagna competenti, in grado di condurre senza rischi i turisti stranieri a visitare antiche chiese e monasteri annidati tra le spettacolari torri di arenaria del massiccio di Gheralta. Oggi molti ex allievi lavorano costantemente con soddisfacenti guadagni e con piena soddisfazione dei clienti a loro affidati. (foto corsi)
Non stupisce dunque che la richiesta di tentare di raggiungere la chiesa di Maryam Dengelat, da tanti secoli inaccessibile al culto, sia stata rivolta a Mountain Wilderness Italia dall’Università di Adigrat, (nello specifico dal Prof. Hagos Gebremariam). Avvalendosi dell’appoggio dell’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba e dell’ Ambasciata italiana, Mountain Wilderness ha accettato la sfida, affidando ancora una volta a Giorgio Mallucci e a Elisabetta Galli il compito di risalire e attrezzare l’ impressionante strapiombo roccioso che divide la chiesa dal pianoro sottostante, alto come due palazzi di cinque piani. Va sottolineato, a questo punto, che i due alpinisti non solo hanno operato a titolo gratuito, così come già avevano fatto in passato, ma essi stessi hanno contribuito a reperire una parte delle risorse necessarie.

Ci sono volute tre settimane di lavoro intenso per poter rendere la Chiesa nuovamente accessibile e permettere la sua riconsacrazione. Una settimana per raggiungere la porta, utilizzando tecniche alpinistiche rese particolarmente difficili dalla qualità infida dell’arenaria di cui è composta la parete, soprattutto nella sua parte strapiombante nel vuoto; e due settimane per iniziare a costruire, con cavi metallici e scalette, una via di salita accessibile anche a persone non competenti: turisti senza dubbio, ma soprattutto fedeli delle comunità locali che da sempre vivono alle pendici della parete rocciosa e tutti i giorni rivolgono le proprie preghiere i propri pensieri ai Santi che nella chiesa rupestre sono raffigurati. Cinquecento anni sono trascorsi e gli uccelli, unici a poter accedere alla chiesa, hanno depositato circa un metro di guano sul pavimento, ma senza danneggiare le stupende immagini religiose che decorano le pareti interne. Non solo stupende ma anche di eccezionale importanza per gli studiosi di storia dell’arte: testimonianze dell’evoluzione nei secoli dell’iconografia e dello stile della pittura religiosa etiope.
Il progetto della riconsegna della chiesa ai devoti è stato diviso in due fasi: un primo intervento si è concluso con la cerimonia di apertura e riconsacrazione della chiesa. Una carrucola con corda statica ha permesso a un ardimentoso sacerdote di raggiungere il ballatoio superiore e di riaprire – non senza notevoli difficoltà -, l’ingresso al monumento. La cerimonia di riconsacrazione è stata seguita con particolare emozione dalla folla ammassata alla base. Un secondo intervento, previsto per il prossimo settembre, prevede la messa in opera definitiva di strutture non invasive che permetteranno la pulizia della Chiesa ed un accesso non semplice ma sempre sicuro. A questo proposito verranno istruite da Mountain Wilderness alcune guide locali. Nessuno potrà salire fin lassù senza il loro aiuto.

Le commoventi parole pronunciate di fronte alla folla dal vescovo di Adigrat in occasione della cerimonia hanno ripagato gli istruttori di Mountain Wilderness per le tre settimane di duro impegno, a conferma che il progetto è stato portato avanti con profondo rispetto per il sentimento della comunità locale. Il vescovo si è così espresso: “Questi signori sono venuti da lontano ad aiutare la nostra religione, hanno attraversato il mar Rosso per venire qui da noi viaggiando per mare e per terra e, senza chiedere nulla a noi, sono venuti ad arrampicarsi sulle nostre montagne come le api volano verso il loro alveare, sfidando il grande pericolo della salita sulla parete.
La nostra chiesa è stata chiusa per secoli ma oggi Maryam ha chiesto al suo Figlio di aiutarli a raggiungere la chiesa ed aprire la sua porta. Dobbiamo ringraziarli e pregare per loro
.”

Il progetto, inclusi gli antefatti formativi svoltisi nell’acrocoro di Gheralta, è stato illustrato dagli istruttori durante un evento organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Addis Abeba, il cui titolo era: Cultural Valorization and Sustainable Tourism Development: the East Tigray case study.