I mondiali di Cortina 2021, la distruzione pianificata della montagna. Le foto del nostro sopralluogo.
Nonostante fossimo preparati a scenari devastanti mai avremmo previsto quanto abbiamo potuto documentare (FOTO nell’articolo) in un sopralluogo condotto sull’area di svolgimento dei mondiali di sci alpino 2021 a Cortina d’Ampezzo (o 2022? lo sapremo a giorni). Testo e foto di Luigi Casanova.
Le immagini parlano da sé
Lo scenario è impressionante: l’intero versante della Tofana di Mezzo è già oggi sconvolto sia dal punto di vista naturalistico che paesaggistico. Certo, le nuove piste aperte o quelle raddoppiate di ampiezza feriscono, ma la distruzione che ferisce ogni sensibilità riguarda in modo sconcertante, assurdo, per lo più quanto sta avvenendo sul fronte della viabilità.
La zona sciistica era già penetrata da una strada asfaltata, larga circa 7 metri: più che sufficiente per permettere il transito in sicurezza dei mezzi pesanti e delle macchine operatrici. Questa strada sta per essere allargata fino a 9 metri, in alcuni punti supererà i dieci metri specie in prossimità dei tornanti (stiamo parlando di un paesaggio forestale), si sono tagliati centinaia di abeti e larici secolari, decine di pini cirmoli. Si sono aperte nuove strade definite bypass, anche queste larghissime. In alcune situazioni troviamo, accanto alla viabilità esistente, nuova viabilità parallela, fino a tre direttrici in meno di cento metri di dislivello.
Nella zona del Rumerlo, dove vi sarà l’arrivo delle gare di velocità, si sta costruendo un enorme piazzale che ospiterà la tribuna d’arrivo e il parcheggio. Si sta lavorando su un’area umida di grande pregio che era già da tempo utilizzata dal locale mondo impiantistico in modo irresponsabile e privo di sensibilità ambientale. Laddove vi sarà l’arrivo si lavora su terreno di riporto, infatti tre mesi fa le opere già realizzate avevano avuto cedimenti strutturali irreversibili.
E’ sufficiente vedere le fotografie che alleghiamo: piante che si piegano, il terreno che si apre e cede a valle. Per recuperare questo danno si sono moltiplicati i murazzi di sostegno della viabilità arrivando a cementificare per centinaia di metri e si sono costruite alte scogliere (fino a 8 metri) di massi impressionanti.
Non è quindi vero quanto ha riportato la stampa nazionale: a dire di un giornalismo ormai incapace di inchieste autonome la FISI avrebbe chiesto lo spostamento dei mondiali al 2022 per timore di una ripresa del COVID CoV2. Come dimostrato nel marzo 2020 all’imprenditoria degli impiantisti non interessa la salute dei nostri cittadini: mentre il paese si rinchiudeva in casa le strutture turistiche invernali avevano tenuto tutto aperto. I risultati si sono visti con l’esplodere dei contagi nelle valli Gardena, Badia e Fassa, a Vermiglio. La richiesta dello spostamento è invece motivata solo dal fatto che le opere non saranno concluse entro l’inverno 2020: non certo le nuove piste, nemmeno l’accoglienza nelle zone degli arrivi e men che meno la viabilità di accesso (per le circonvallazioni si parla addirittura del 2024). Ancora una volta, nonostante i commissariamenti, il disprezzo per la normativa ambientale, il nostro Paese dimostra la totale inadeguatezza nell’ospitare eventi sportivi di tale rilevanza. Fra le prescrizioni dei lavori vi era inserita la dovuta sospensione dei lavori boschivi e stradali in bosco fino a settembre per permettere la cova e la nascita in tranquillità di specie protette e in via di estinzione nelle Alpi, il gallo cedrone ed in quota il gallo forcello. Abbiamo documentato come i lavori siano in corso in pieno giugno e in alcuni cantieri si lavori anche nei giorni festivi.
Il quadro che abbiamo documentato dimostra come la Carta di Cortina, un documento che nelle intenzioni dei sottoscrittori garantiva la piena sostenibilità dell’evento sportivo, non sia stata rispettata in nessun passaggio. Sembra invece si sia posta attenzione a massificare i danni all’ambiente, a costruire perfino il superfluo. Molte strade di cantiere aperte potevano essere evitate, del potenziamento della viabilità e dei parcheggi esistenti abbiamo già detto. Alla nostra attenzione è emersa una ulteriore sorpresa che fa il doppione con quanto avevamo già documentato in Marmolada, del resto i gestori a Cortina sono gli stessi attori presenti a Rocca Pietore. Laddove vi erano impianti dismessi il territorio non è stato bonificato. Nelle pieghe del bosco sono stati aperti magazzini in discariche (tali diventano i luoghi di deposito di materiali di lavoro abbandonati) sicuramente non autorizzate e non segnalate.
Con questo documento vogliamo ricordare come le istituzioni avevano sostenuto la candidatura della cittadina alpina ai mondiali 2021 definendoli i “primi mondiali sostenibili al mondo”. Era stata strutturata una “Carta di Cortina sulla sostenibilità degli sport invernali”. Il documento era stato subito contestato dagli ambientalisti e definito un documento privo di credibilità, un proclama ideologico, nullo nella indicazione di azioni dirette tese alla tutela dell’ambiente e della biodiversità presente nei luoghi che ospitavano le gare. Infatti poco tempo dopo le associazioni cadorine, compresa Mountain Wilderness e la CIPRA Italia elaboravano un documento alternativo, chiamato “la Carta verde di Cortina”.
Ritornando al documento istituzionale questo viene firmato in forma solenne e autocelebrativa a Cortina il 24 gennaio 2016. E’ sottoscritto dal Ministero dell’ambiente (quale garante?), dalla Regione Veneto, dal Comune di Cortina, dalla Confindustria degli impiantisti (ANEF), dalla Fondazione Cortina 2021, dalla FISI, da una sconosciuta associazione come SprecozeroNet e incredibilmente dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, oggi, in presenza di un disastro tanto diffuso e a monte della sede, sempre più assente.
Nella parte introduttiva della Carta di Cortina si citano una caterva di documenti strategici in tema di conservazione dell’ambiente: i documenti UNESCO sulla sostenibilità dello sviluppo in montagna e del Turismo, le dichiarazioni emerse dalla COP21 di Parigi del dicembre 2015, perfino l’umiliata Convenzione delle Alpi. Nel documento si prende atto che “il turismo sostenibile costituisce un elemento chiave per lo sviluppo di un modello di una green economy alpina fondato sulla efficienza nell’uso delle risorse”.
Gli obiettivi proposti, tutti molto semplificati, dichiarazioni inefficaci, fanno riferimento alla Innovazione tesa al risparmio energetico con il fine di non penalizzare le generazioni future; si invita a considerare la vulnerabilità del territorio alpino rispetto agli impatti dovuti ai cambiamenti climatici in atto, si dice di investire nella partecipazione e nel coinvolgimento di tutte le parti interessate attraverso un processo partecipativo; si propone di investire in target misurabili sulla riduzione degli impatti. Non si è visto attuato alcuno di questi passaggi.
Nel prendere atto della situazione evidenziata anche dalla fotografie e da successiva nostra documentazione si deve dire a posteriori che gli ambientalisti locali e alcune associazioni avevano purtroppo avuto ragione nell’irridere la banalità di questa Carta. Non è un caso che ancora oggi venga continuamente ricordata dagli impiantisti e dai predatori delle alte quote come documento di riferimento del loro agire, ovunque. Con tristezza prendiamo atto come la tempesta Vaia e i cambiamenti climatici che l’hanno favorita, che la pandemia di COVID CoV2, non abbiano lasciato traccia positiva sulla necessità di modificare radicalmente il nostro modello di sviluppo e il rispetto che tutte le componenti sociali devono alle montagne di tutto il mondo.
Luigi Casanova